Un anno di Palco

di Associazione Palco
21 gennaio 2023

All'inizio del 2022 abbiamo pensato che la costituzione di un’associazione fosse il metodo migliore di sfruttare l’intelligenza collettiva per ripensare al contesto produttivo, per esprimere le proprie idee, il proprio talento e la propria identità creando valore aggiunto, utile alla comunità, e favorire una sintesi tra i soggetti coinvolti, siano essi lavoratori subordinati, autonomi o imprenditori. Obiettivo finale, oggi come allora, è diffondere una cultura del lavoro approfondita e condivisa.

Anche questa, come tante cose nella vita, è nata (quasi) per caso. L’abbiamo iniziata discutendo di lavoro e di Costituzione. 

Ci dicevamo: sì, è vero, l’articolo più conosciuto è il primo (l’Italia Repubblica democratica, fondata sul lavoro, ecc.). Ma c’è, nella parte dei principi fondamentali, quell’articolo 4 che non si ha sempre a mente: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” Parole quantomai attuali, anche se settantacinquenni.

Ci è venuta allora l’idea di costituire un’associazione che avesse innanzitutto come fondamento comune il concetto di lavoro nelle sue accezioni più alte. Oggi si parla moltissimo per slogan: termini come quiet quitting, grandi dimissioni, disparità, organizzazioni, welfare, costi e burocrazia del lavoro sono sulla bocca di tutti, spesso in modo leggero e a volte improprio, senza dare il giusto peso e significato a parole e concetti. Da professionisti e interessati al settore “Lavoro”, abbiamo pensato che la costituzione di un’associazione fosse il metodo migliore di sfruttare l’intelligenza collettiva per ripensare al contesto produttivo, per esprimere le proprie idee, il proprio talento e la propria identità creando valore aggiunto, utile alla propria comunità, favorendo una sintesi tra tutti i soggetti coinvolti, siano essi lavoratori subordinati, autonomi o imprenditori, rimettendo al centro le persone e fornendo risposte oltre che un’analisi concreta dell’attuale dimensione economica.

Con queste idee abbiamo costituito, all’inizio del 2022, l’associazione P.A.L.Co., acronimo di “Politiche Attive, Lavoro e Collaborazione”. L’abbiamo fatto perché ci stanno a cuore tutti i temi collegati al lavoro, e così tutte le connessioni che questa dimensione ha con la società, l’ambiente, l’economia e i territori. L’abbiamo fatto anche perché abbiamo pensato interessante incontrarci (di persona) per mettere in comune la nostra grande diversità di saperi, opinioni, esperienze e professionalità. E questo per dare una marcia in più alle discussioni che abbiamo poi scelto di fare. 

Nello statuto abbiamo infatti scritto che l’associazione, apartitica, ha come scopo quello di promuovere la cultura del lavoro, essendo questo elemento determinante per lo sviluppo della società, mezzo per l’autonomia economica, luogo di relazione, di espressione, autorealizzazione, impegno e servizio per la comunità. Ci siamo proposti formalmente di organizzare iniziative culturali e politiche sul ruolo del lavoro in tutte le sue forme, oltre che a tutti quei fenomeni che possono favorirne lo sviluppo sostenibile e non forzato, promuovendone una visione comune e più consapevole.

Abbiamo allora iniziato a organizzare incontri mensili, dando a ogni associato lo spazio per approfondire e verticalizzare un incontro su temi collegati al lavoro. Il primo è stato quello sul workers’buyout, e cioè quel fenomeno per cui aziende in liquidazione vengono ricomprate dai dipendenti che vi lavoravano. Abbiamo pensato di parlarne perché ci sembra uno strumento poco conosciuto in Italia, eppure molto interessante per la possibilità che esso offre di “conservare” i talenti e le esperienze delle persone che vengono spesso licenziate pur avendo grandi competenze professionali. Il secondo è stato dedicato al tema delle “grandi dimissioni”. Se ne parla tanto in questi mesi ma spesso ignorandone le dimensioni e soprattutto le motivazioni. Perché tante persone, soprattutto giovani, decidono di rinunciare a posti di lavoro a volte anche stabili e con carriere promettenti? Le “grandi dimissioni” esprimono forse un nuovo disagio sul senso e il valore da dare al lavoro (sul piano sia personale che collettivo)?

Anche in linea con queste domande, abbiamo invitato in un successivo incontro un religioso. Gli si è chiesto come si sviluppa il concetto del lavoro nel discorso religioso: il lavoro non come mera espressione di un fare, ma come luogo in cui l’uomo e la donna esprimono ciò che sono e danno senso alla vita avvicinandosi al divino. Poi, siamo tornati sulla terra. L’abbiamo fatto chiedendo a uno dei nostri associati di descrivere cosa si sta costruendo in questi anni nel nostro Appennino, per creare lavoro in modo originale e per attrarre nuovi abitanti nelle nostre montagne. All’indomani delle elezioni nazionali di settembre scorso, ci siamo poi fatti qualche altra domanda. Come hanno votato i lavoratori? Le classi meno abbienti e le fasce di popolazione con i redditi più alti? Ci sono partiti che raccolgono proporzionalmente di più in alcuni ceti rispetto ad altri? Per farlo ci siamo fatti aiutare da un importante ricercatore di Bologna che ci ha descritto l’analisi dell’ultimo voto nazionale fra i quartieri della città. 

Nello stesso contesto di studio abbiamo cercato di capire come si struttura un’organizzazione di qualità che sappia coniugare il benessere delle persone sul lavoro e la produttività. Quale sia il giusto bilanciamento tra tecnologia e lavoro, interrogandoci su come cambierà il mondo con l’entrata in campo di strumenti rivoluzionari come l’intelligenza artificiale e il machine learning.

Abbiamo poi montato il nostro palco digitale (questo sito), per raccogliere e dare visibilità alle conoscenze prodotte e ai materiali raccolti durante la nostra attività. 

Ora ci proponiamo di affrontare il 2023 come un anno ricco di sfide. Perché secondo noi, di lavoro, bisogna continuare a parlare nelle sue molteplici dimensioni. L’intenzione è quella di continuare la nostra attività di ricerca sui temi collegati e portare proposte concrete per il territorio e le nostre comunità, che abbiano come sfondo il benessere e la dignità delle persone.