FARE IMPRESA IN DOZZA
Il lavoro dei detenuti, tra opportunità e reinserimento sociale 

di Gian Guido Naldi (FID)
26 febbraio 2024

FID (Fare Impresa in Dozza) continua la sua attività come impresa sociale a Bologna da quasi 12 anni, dopo 2 o 3 anni di lavoro preparatorio, iniziato con un’idea del prof. Italo Minguzzi e fatta propria dai maggiori imprenditori del packaging: Isabella Seragnoli, Alberto Vacchi, Maurizio Marchesini.

La mission dell’azienda è quella di “dare la possibilità a chi sta scontando la sua pena di imparare un lavoro vero in modo tale che, al termine, sia possibile trovare un lavoro serio”. 


Ciò significa imparare un lavoro complesso attraverso la formazione teorica propedeutica, svolta dalla Fondazione Aldini Valeriani, e continuare a imparare lavorando con il sostegno tecnico decisivo dei tutor. 

FID opera nel carcere della Dozza a Bologna occupando mediamente 15 dipendenti carcerati che svolgono lavori di montaggio (gruppi di varia complessità) per le 3 aziende IMA, G.D., Marchesini. Un lavoro poco ripetitivo e tecnicamente impegnativo che non si potrebbe imparare in tempi relativamente brevi, con la qualità necessaria, senza il supporto dei tutor, operai specializzati in pensione che, volontariamente a turno, sono presenti in azienda.

Il supporto dei tutor tuttavia, nella realtà, va oltre l’aspetto tecnico: è un rapporto padre/figlio, è un confronto fra due diverse approcci alla vita, la cultura del lavoro che si confronta/scontra con l’idea del guadagno facile.

In questi anni FID è stato un luogo di lavoro comune, quindi di incontro fra culture diverse: pensionati professionalizzati e giovani magrebini, slavi, pachistani, italiani; la cultura d’impresa delle 3 aziende e di Faac che sta collaborando al progetto, con la loro cultura di responsabilità sociale; una cultura del lavoro solidale di ispirazione sindacale laica socialista e/o cristiana.

Non è facile svolgere un’attività produttiva in carcere dove, naturalmente, vigono ragioni di sicurezza. Ciononostante, dopo il periodo di reciproca conoscenza, abbiamo trovato molta collaborazione con le 3 Direttrici che si sono avvicendate, con il Sistema Educativo, con il personale di Custodia.

In quasi 12 anni di attività, dopo 5 cicli formativi, abbiamo via via assunto circa 70 persone.
Di questi, 5, per varie ragioni, hanno lasciato il nostro percorso mentre poco meno di 50 lo hanno terminato e, chi lo ha voluto, è stato aiutato a trovare un lavoro nelle aziende dell’indotto packaging.

Attualmente una trentina di nostri ex-dipendenti stanno lavorando in quel contesto anche con ottimi esiti professionali. Abbiamo anche riscontrato molti problemi, qualche sconfitta, forse inevitabile, comunque dolorosa. Però l’indice di reiterazione del reato per i nostri “ex” è del 10-12% contro una media del 70% in Italia.

Rispetto a 10 anni fa oggi abbiamo una consapevolezza in più: il lavoro è fondamentale ma non basta.


Lo stigma nel contesto sociale, le difficoltà materiali, la rottura dei legami preesistenti (quelli buoni …), la solitudine, il riaffiorare di vecchie fragilità, sono problemi enormi che vorremmo affrontare assieme alle Istituzioni e alle tante realtà sociali e di volontariato di cui il nostro territorio è ricco.

Questa ricchezza è dimostrata anche dalla partecipazione e dall’interesse alla serata organizzata dall’associazione PALCO, per la quale voglio ancora ringraziarvi a nome di FID, anche per averci consentito di presentare la nostra esperienza e di raccogliere nuove suggestioni.


Gian Guido Naldi (FID)