Conversazioni sul Salario Minimo, tra Diritto e Politica.

di Mirella Di Lonardo
18 ottobre 2023

PALCO non poteva non affrontare un dibattito sul tema caldo di questo autunno e lo ha fatto con un

incontro a più voci nella serata del 18 settembre 2023, ospiti Andrea Lassandari, Professore di Diritto del

Lavoro, e Marco Lombardo, Senatore del gruppo politico Azione.


Il confronto, con la mediazione di un Consulente del Lavoro, che ha introdotto l’argomento tracciandone

le linee guide (cfr slide a fine articolo), è stato equilibrato, ricco di stimoli e di contenuti ed ha contribuito

a chiarire i termini della delicata questione.


Ma, esattamente, cosa si intende per Salario Minimo?


Diversamente da altri paesi dell’Unione Europea, in Italia il salario minimo non è previsto da alcuna

norma poiché la remunerazione del lavoro è sempre stata affidata alla contrattazione collettiva, ovvero ai

CCNL, sintesi della trattativa tra i lavoratori e la parte datoriale; per tale ragione la contrattazione

collettiva non è una norma di Legge ma un contratto privato fra le parti: solo in alcuni casi particolari il

governo italiano è intervenuto come mediatore o arbitro. I CCNL, non avendo forza di legge, riconoscono

ai lavoratori salari mensili differenti, con minimi anche al di sotto di € 5,00 orari, che non sono tali,

quindi, da garantire il rispetto dell’art. 36 della Costituzione Italiana: Il lavoratore ha diritto ad una

retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a

sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita

dalla legge.


I lavoratori che, pur avendo un impiego, non hanno un salario sufficiente per uno stile di vita dignitoso

vengono definiti “woorking poors" ed in Italia questi lavoratori poveri sono passati, nel periodo dal 2010

al 2019, dal 9,5% al 12,2% della popolazione lavorativa, con un significativo aumento del 28%.


La questione ha assunto una rilevanza sociale a livello europeo affrontata dalla Direttiva del Parlamento

Europeo e del Consiglio del 28 ottobre del 2020 che così recita "...la direttiva proposta mira a garantire

che i lavoratori nell'Unione siano tutelati da salari minimi adeguati che consentano una vita dignitosa

ovunque essi lavorino...".


In Italia c’erano già state proposte di Legge per l’introduzione del “Salario Minimo” a firma Movimento 5

stelle e Partito Democratico con il Governo Conte I: entrambe le proposte sfumano con la caduta di quel

governo nel 2019.


I due relatori ospiti hanno affrontato con rigore e dialettica l’analisi dei presupposti all’introduzione del

salario minimo in Italia (come già in altri paesi) e, partendo da valutazioni necessariamente diverse,

giuridica e politica, sono giunti alla medesima conclusione: “Il Salario Minimo” non è una limitazione alla

contrattazione sindacale ma rappresenta il punto di partenza di ogni minima contrattazione che

garantisca ad ogni lavoratore una retribuzione oraria di almeno € 9,00 lorde.


I nostri relatori hanno entrambi sollecitato una Legge in applicazione dell’art. 39 della Costituzione che

definisca i concetti di rappresentanza e contrattazione ribadendo che, con l’introduzione del salario

minimo, non ci sarà un livellamento al basso delle retribuzioni già in essere ma un ovvio innalzamento dei

valori delle retribuzioni più basse.


I presenti, a cui va il ringraziamento per la partecipazione, hanno assistito con interesse e contribuito ad

un vivace dibattito che è stato forzatamente interrotto solo dalla programmata chiusura serale della

struttura.

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