Tempo e Lavoro
di Sonia Sovilla, sindacalista della Filcams CGIL di Bologna
19 aprile 2025
di Sonia Sovilla, sindacalista della Filcams CGIL di Bologna
19 aprile 2025
Il tema tempo/lavoro rimane importante nel corso della storia anche se, cambiando il contesto e soprattutto la base produttiva del paese, necessiterebbe nuove analisi e nuove declinazioni. L’equilibrio tra tempo e lavoro è fondamentale per la vita delle persone oggi ancora più che in passato. Sono due le questioni note, fortemente dibattute, negli ultimi anni: la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e lo smartworking. L’Italia non è un Paese nel quale ci sono state diffusioni importanti dei due fenomeni (a parte durante il COVID per lo smartworking); il dibattito è stato spesso ideologico e non ha mai indagato le ragioni alla base del nostro mondo produttivo che non hanno portato ad una estensione del primo (riduzione orario lavoro a parità di salario), ma anche spesso una ostilità verso il secondo. A mio avviso scarsa produttività, mancanza di manodopera su profili diversi (fortemente professionalizzanti ma anche di pura manovalanza), inesistenti politiche attive, la presenza di un tessuto produttivo fatto di piccole e medie imprese, ne sono le ragioni più diffuse. Ma sarebbero anche molte altre. Oggi si aggiunge il fatto che, nonostante il dibattito sul tema del lavoro continui ad essere molto “industria centrico”, il 70% del PIL lo produce il mondo dei servizi. Commercio, turismo, logistica, mondo degli appalti, servizi alle imprese e alle persone oggi sono i mondi che dovrebbero essere analizzati e tenuti in seria considerazione quanto si parla di tempo e lavoro. E si tratta di un’autentica rivoluzione perché le caratteristiche sono molto diverse.
Cioè, trattasi di:
lavoro spesso povero, con poche ore contrattuali e magari tanto supplementare, salari tendenzialmente bassi, lavoro 7 gg su 7, forte presenza anche di lavoro notturno, anche 365 gg all’anno, settori spesso a basso valore aggiunto, lavoro difficilmente sindacalizzabile, quasi sempre privo di rappresentanza, forte presenza di manodopera migrante, mondi anche fortemente caratterizzati da lavoro nero/grigio con diffusa illegalità contrattuale. A questo lungo elenco si aggiunge un welfare molto meno a sostegno di una occupazione terziarizzata, una scarsissima diffusione della contrattazione di secondo livello che, storicamente, nel nostro territorio, ha contribuito ad alzare le retribuzioni in maniera significativa, datori di lavoro non propensi alla concertazione con i sindacati ma anche una forza lavoro variegata fatta di giovani che pensano non sempre a un lavoro fisso e garantito. Giovani che accettano anche di guadagnare meno, in maniera variabile nel corso della vita, mettendo in conto di spostarsi spesso e non solo all’interno del nostro Paese, propensi a studiare in maniera permanente e inclini a cambiare lavoro più volte nel corso della vita, mettendo al primo posto la propria libertà personale, la cura dei propri interessi e determinando pertanto un nuovo equilibrio tra vita e lavoro per sé stessi ma con conseguenze anche sull’intero modello sociale.
Chi rappresenta questa nuova frontiera del lavoro sa che, almeno oggi, non esistono le condizioni per risolvere i problemi con un modello sindacale “classico” basato anche su fasi “conflittuali” come la storia insegna. Non siamo autosufficienti come sindacato ma potremo essere i protagonisti di una stagione nella quale a migliorare le condizioni di questo nuovo mondo del lavoro si impegnino anche le Istituzioni oltre che le associazioni datoriali e le aziende (spesso non associate ma affidate a consulenti, commercialisti, avvocati privati).
Andrebbe confermata la storia di questo territorio (fatta di protocolli, di interesse diffuso sul tema del lavoro, di tavoli istituzionali oltre che di diffusa contrattazione di 2° livello) ma ripensata completamente verso un mondo dove tutto è nuovo e diverso. Migliorare le condizioni e i salari di questa forza lavoro serve all’intero sistema. Anche il sindacato deve ovviamente far parte di questo radicale cambiamento.